Giornata di studio- 2019
In questa giornata di studio due saranno i temi affrontati legati all’attualità:
-Il primo “CATTOLICI E POLITICA” a 100 anni dall’ appello di don Luigi Sturzo “A tutti gli uomini liberi e forti”. “A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà”. Inizia con queste parole l’appello che don Luigi Sturzo e la commissione provvisoria del Partito popolare, riuniti in una stanza dell’albergo Santa Chiara di Roma, a pochi passi dal Pantheon, rivolgono a tutti gli italiani il 18 gennaio 1919. Precedute da una serie di riunioni preparatorie tra novembre e dicembre, in via dell’Umiltà 36 dove la Direzione del Ppi ha la sua prima sede, la diffusione dell’appello e la nascita di un partito chiaramente ispirato “ai saldi principii del Cristianesimo”, ma autonomo e non confessionale, segnano l’inizio di una nuova stagione dell’impegno dei cattolici italiani nella vita politica del Paese. È la fine del non expedit, il divieto di partecipare alla politica nazionale che, pur variamente modulato negli anni, aveva rappresentato una forma di reazione e di protesta rispetto ai fatti della cosiddetta “presa di Roma”.
Questo anniversario diventa occasione per chiedere a sua Ecc.za Mons. Mario Toso una riflessione sull’impegno oggi dei cattolici in politica. “Cattolici e Politica” è il titolo del nuovo libro di mons. Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana, edito dalla Cooperativa Sociale Frate Jacopa con prefazione di Vittorio Possenti. Mons. Toso è convinto che sia necessaria una nuova stagione di impegno dei cattolici in politica, una presenza nel sociale meno frammentata e dispersa, più compatta e generativa. “Agli inizi degli anni Novanta la diaspora dei cattolici nel campo della politica poteva apparire non solo come una necessità motivata ma anche una preziosa opportunità – scrive il vescovo -. La diaspora, teorizzata come un bene, al lato pratico si è trasformata nell’irrilevanza dei cattolici nella vita pubblica. E, fatto ancora più grave, ha lasciato dei segni di contrapposizione, provocando forti divisioni tra essi”. Dopo aver analizzato il risultato delle elezioni del 4 marzo 2018 e le tre principali cause – a suo modo di vedere – dell’irrilevanza dei cattolici in politica, il vescovo richiama le parole pronunciate dal card. Gualtiero Bassetti alla 71ª Assemblea generale della Cei del maggio 2018. Infine non manca un richiamo ai principi della Dottrina sociale della Chiesa.
-il secondo tema verterà sul SINODO DEI GIOVANI appena celebrato.
A sua Ecc.za Mons. Zuppiviene chiesto un intervento sul sinodo dei vescovi sui giovani a cui ha partecipato come membro nominato dal Santo Padre. Il Documento finale del Sinodo è una mappa aggiornata con una certa precisione e meticolosità sui giovani. Li ritiene soggetti capaci di scelte, in grado di sognare cose grandi, abitati della presenza di Dio, che a volte va risvegliata con una pastorale capace di proposte significative e graffianti. Una visione che affonda le sue radici nell’ottimismo antropologico che viene da san Francesco di Sales. Questo grande santo ci ha trasmesso quella capacità di vedere Dio presente in ogni giovane, anche il più difficile. Il Documento finale non nasconde le debolezze dei giovani, ma va in profondità scorgendo la presenza e l’azione di Dio in loro. Non si nascondono quindi le ombre che abitano il nostro tempo, che ci sono ma non prevalgono: vince invece la luce della fede, che sempre cerca la strada buona per arrivare al cuore di ogni uomo, che sempre cerca quel punto accessibile al bene, che mai dispera ma sempre tenta ogni via per portare Dio ai giovani e i giovani a Dio. Il frutto più importante lasciato da questo sinodo?: “Camminiamo insieme con i giovani”. Non si tratta di fare “un’opzione preferenziale per i giovani”, sarebbe ancora troppo poco! È piuttosto una scelta di sinodalità, dove i giovani, in un insieme ecclesiale che raccoglie ogni battezzato, sono i protagonisti. Nessuno nella Chiesa è un semplice “destinatario”, ma tutti abbiamo qualcosa da dare e qualcosa da ricevere, a partire dai giovani. Non si possono problematizzare i giovani perché si sono allontanati dalla Chiesa; va invece verificata e rilanciata la qualità evangelica della Chiesa nel suo insieme: la comunione ecclesiale non è solo un presupposto, ma è la prima e più importante forma di testimonianza e base per ogni opera missionaria. Formidabile è il n. 118, al cui centro ci sono queste due frasi: «La messa in atto di una Chiesa sinodale è il presupposto indispensabile per un nuovo slancio missionario che coinvolga l’intero popolo di Dio»; «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del III millennio». Il brano evangelico di Emmaus è il filo conduttore del documento finale.Le tre parti del Documento finale si rifanno ai tre momenti fondamentali dell’episodio. Gesù che cammina con loro, ascoltandoli con dolcezza e lasciando che si esprimano dal loro cuore confuso; Gesù annuncia e spezza il pane, riorientando la loro vita; i discepoli ripartono e testimoniano il loro incontro con Gesù. È la storia della Chiesa; è la storia di ogni comunità; è la nostra storia con Dio; è anche la storia di ogni giovane. La narrazione evangelica è attuale: Gesù spezza il pane per noi come lo ha fatto per quei discepoli la sera di Pasqua. Il significato profondo di tutto ciò sta in un cammino che dobbiamo fare insieme con i giovani e con Dio.